Un tema senza dubbio attuale che ci riguarderà sempre di più spesso, quando si tratterà il tema del lavoro nel futuro prossimo. La tecnologia sta evolvendo e l’esperienza digitale avvolge sempre di più l’impresa e le sue attività e modalità di organizzazione.
Recentemente il tema si è affermato anche in Italia con il concetto di smart working o lavoro agile, per i recenti sviluppi normativi e l’entrata in vigore della Legge n. 81 del 2017.
Va detto che lavoro agile o smart working dovrebbero riferirsi ad un lavoro parzialmente effettuato a distanza, per andare incontro alle esigenze dei lavoratori e migliorare così’ le performance professionali e abbassando contemporaneamente il distress, l’assenteismo ecc. L’uso della terminologia per il momento è ancora confusa nella prassi degli annunci in Italia.
Il lavoro in remoto (remote working) è quindi assimilabile al telelavoro, ossia: un tipo di lavoro svolto totalmente a distanza e fuori da una sede aziendale nella sua fase produttiva, con eccezioni per riunioni e meeting a cadenza regolare o sporadica.
Osservando lo status quo italiano pratico, possiamo dire che il concetto di lavoro in remoto per il momento resti piuttosto deludente.
Tema presente da parte degli addetti ai lavori che hanno dato vita ad una certa estesa letteratura, post e articoli online e perfino convegni tematici.
Tuttavia le aziende italiane per il momento sono ancora piuttosto caute, oltre i soliti proclami finalizzati alla pubblicità c’è poco di concreto.
Sicuramente lo smart working si sta affermando e lo si sta usando come forma di welfare aziendale o comunque tentativo di avvicinarsi ai lavoratori e le loro necessità, rendendo maggiormente conciliante la sfera privata e quella lavorativa. Si è andata incontro così ad un grande problema italiano che è la cura dei cari, intesa sia come assistenza agli anziani o malati, sia la crescita dei propri figli. Questo passaggio è particolarmente sentito e apprezzato dai lavoratori appartenente proprio a nuclei familiari con figli, in cui entrambi i genitori lavorano full time.
Per il momento il lavoro in remoto vive concettualmente uno scetticismo aziendale e dei lavoratori che hanno paura di truffe o annunci poco chiari, come testimoniano alcune recensioni su Crosswork una delle piattaforme maggiormente attiva all’estero, che possiamo definire una APL di remote work statunitense.
Tuttavia il fenomeno si sta iniziando ad affermare anche su gruppi FaceBook in cui il senso di condivisione delle esperienze e la segnalazione di annunci falsi è un’attività civilmente diffusa e che funziona.
Sicuramente altro stereotipo che deve superare il remote work è il fatto che siano considerati lavoretti temporanei e poco pagati, quasi da studenti o di bassa categoria. Il panorama attuale è invece molto ampio, ricalcando un poco le modalità offerte dal lavoro fisico, con lavori a termine o fissi, full time o anche da free-lancer a seconda delle esigenze.
Ho maturato inoltre 4 perplessità:
- Attualmente sono quasi solo imprese straniere pubblicare annunci in remoto, dunque più difficile capire la veridicità o meno dell’annuncio).
2.Problematica del controllo, non si è sviluppata ancora una prassi chiara.
3.Problema del fuso orario, le maggior parte delle aziende sono negli Stati Uniti.
4.Asimmetria informativa degli utenti che sono soggetti a truffe, enfatizzate dal gap linguistico e da un sistema di tutele ancora scarso.
Dunque per il momento bisogna ancora osservare il fenomeno come evolverà e questo potrà dircelo solo una prassi consolidata che ci crea diversi modelli e interpretazioni del fenomeno.
Sicuramente non si arresterà il processo, perché la tecnologia evolve in quella direzione, strutturalmente si pensi al costo sempre minore di devise e di una connessione ad internet, oltre ad innovazioni come la realtà aumentata.
Rilevante è anche la creazione di nuovi lavori digitali o la digitalizzazione di molti lavori del secolo scorso che facilmente si adattano a questa modalità.
Dopo tutto se il tuo lavoro è essenzialmente stare a telefono, mandare email e usare un gestionale o software davanti ad un pc in ufficio, cosa ti impedisce di svolgerlo da casa?
Come trovare lavoro (anche in smart working)
Anche se la tua intenzione è trovare lavoro da remoto, ci sono alcuni ostacoli che sarai chiamato ad affrontare.
Trovare lavoro in Italia non è semplice. Il tasso di disoccupazione è pari al 60% mentre il tasso di inattività è pari al 34,5%.
Oltre alla competizione, giovani e meno giovani devono fare i conti con salari bassi e devono rimanere al passo e acquisire sempre più competenze, considerando lo skill mismatch che dimostra quanto la formazione non riesca a preparare adeguatamente per fare il proprio ingresso nel mercato del lavoro.
Problematiche esistenti, dunque, ma che non devono scoraggiare. Molto spesso, infatti, è anche l’atteggiamento di chi cerca lavoro a produrre scarsi risultati.
Non tutti si informano su come creare un buon curriculum, un portfolio o una lettera di presentazione.
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